Supernonni – il ritorno

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“Nonno, nonno! Finalmente ti abbiamo ritrovato!”, le grida di Tommaso spezzarono il silenzio del grande salone come un tuono improvviso.

La sala della casa di riposo era occupata in gran parte da grandi tavoli rotondi dove gli ospiti erano seduti intenti a finire una partita a carte nell’attesa che venisse servita la cena, come ogni tardo pomeriggio.

Proprio in quel momento erano entrati i camerieri con i carrelli a due piani, colmi di pile di piatti e vassoi di portata. Dal piano inferiore di uno dei carrelli saltarono fuori Tommaso e Andrea che fino a quel momento erano rimasti piegati e abbracciati in silenzio per non farsi scoprire dal personale dell’istituto.

Tommaso era stato il primo ad uscire dal loro covo e a correre incontro agli anziani seduti ma era stato afferrato ad un braccio dal cameriere che aveva portato in sala il carrello-nascondiglio. Un altro cameriere aveva afferrato Andrea che era uscito allo scoperto subito dopo. Oltre a suo nonno, Tommaso aveva fatto in tempo a riconoscere gli altri, erano tutti lì: Magic Nonno, Silverlight, LaserGranpa, li aveva riconosciuti anche senza maschera, tuta o mantello.

Tra tutti, il nonno di Tommaso fu il primo ad alzarsi lasciando cadere la sedia all’indietro: “Tommaso, sei davvero tu? Come hai fatto a trovarci?” esclamò con gli occhi che si gonfiarono di lacrime all’istante, mentre il bastone che aveva in mano faceva la stessa fine della sedia.

Adesso il cameriere stringeva con entrambe le braccia Tomasso ma lui si agitava come un forsennato. “Abbiamo spiato il farmacista giù in città, quello che prepara le medicine per la pressione fatte apposta per te. E mentre lui non guardava, abbiamo sbirciato l’indirizzo di consegna, così abbiamo deciso di venire di nascosto a riprendervi. Ma che ci fai qui? Che ci fate qui tutti? Io ho bisogno di te! E tutto il mondo ha bisogno di voi nonni! Ha bisogno di voi Supernonni!”.

Alle parole del bambino tutti i presenti si fecero tristi e qualcuno abbassò il capo.

Andrea cercò di svincolare dalla stretta del cameriere ma non fece altro che ottenere una stretta ancora più forte. “Nonna ma perché siete qui? Perché ci avete abbandonato?” si rivolse alla nonna che sedeva allo stesso tavolo del nonno del suo amico.

Lei prese a singhiozzare e rispose: “Oh Andrea, è una lunga storia! Noi…”.

La porta del salone all’improvviso si aprì con uno schianto e apparve Bruto con due o tre dei suoi Scagnozzi. “Guarda, guarda chi abbiamo qui! Sembra proprio che abbiamo un’operazione di salvataggio in corso!” sghignazzò.

Fissò i due bambini immobilizzati, prima disse “Teneteli ben stretti e non lasciateli avvicinare ai nonni!”, poi li prese di nuovo in giro: “però non sembra che il vostro salvataggio stia avendo molto successo, vero?” sghignazzò di nuovo strofinandosi la pancia.

Tommaso si rivolse ai suoi eroi: “Ma come ha fatto a catturarvi? Perché non vi ribellate? Nonno, inceneriscili con il tuo sguardo laser! Nonna di Andrea, colpiscili con i tuoi raggi d’argento!”.

La nonna scuoteva la testa bassa e il nonno disse con tristezza: “Non possiamo, Tommaso! Non abbiamo più i nostri superpoteri!”.

I due bambini si guardarono allibiti, per un attimo pensarono di non sapere più cosa dire. Poi Andrea trovò il coraggio: “Ma come ha fatto? Cosa è successo?”.

Bruto iniziò: “Vedete, piccoli teppistelli sfrontati, ho scoperto il loro unico punto debole, il loro segreto…”, ma non fece in tempo a finire la frase.

“Sono stato io!” Una voce arrivò da dietro Bruto e comparve un vecchietto. Tommaso l’aveva già visto sul suo album delle figurine ma ci volle qualche secondo per riconoscerlo senza divisa e senza caschetto.

“Opantastic!” urlò Andrea. Anche lui l’aveva riconosciuto.

“Purtroppo non sono più un eroe!” rispose triste il vecchietto. Aveva in mano una medicina, un grosso inalatore per l’asma, se lo portò alla bocca e inspirò forte, anche se fece bene attenzione a non premere il pulsante della bomboletta spray al suo interno.

“Questo è sicuro!” urlò il nonno di Tommaso. “Ci ha tradito! Ha venduto tutti noi a quel furfante di Bruto non appena è uscito di galera con tutta la sua banda!”

“Perché l’hai fatto, Opantastic?” chiese la nonna di Andrea. “Perché hai rivelato il segreto di tutti noi al nostro peggior nemico?”.

Lui rispose: “L’ho fatto quando mia figlia ha deciso di trasferirsi in America per un lavoro migliore. Certo, lei aveva i suoi buoni motivi, ma si è portata via anche i suoi figli e da quel momento io non ho mai più rivisto i miei nipoti!” Una lacrima scese sulla sua guancia.

“A quel punto il dolore è stato troppo forte e in quel momento ho preso la mia decisione: se io ero costretto a rinunciare a tutto quanto, se non potevo più essere un supereroe, non ci dovevano più essere supereroi!”. Fece finta di tirar su ancora con l’inalatore.

Bruto lo interruppe: “…e a quel punto sono entrato in scena io! In cambio di avermi spifferato il vostro segreto ho promesso a questo patetico vecchietto che lo ricoprirò di soldi, in modo che possa volare in America a riabbracciare i suoi mocciosi!”.

“Poi ho rapito tutti i supereroi in circolazione sorprendendoli e addormentandoli con il gas, li ho allontanati e nascosti in questa casa di riposo, in modo che io potessi compiere i miei crimini in città indisturbato.”

“Finalmente sono diventato il capo della città, ho trasformato in docili vecchietti quelli che una volta erano i Supernonni!” e riprese con la sua insopportabile risata.

Si girò verso chi una volta era stato Opantastic e gli gridò in faccia: “Sai che ti dico? Adesso che non mi servi più ti dirò cosa ho in mente per te: altro che America, resterai qui dentro a marcire come gli altri!”, poi si rivolse ai suoi complici: “Prendetelo!!!”.

Per un attimo il vecchietto si mostrò sorpreso, poi fece un sorriso: “Sai che ti dico io, Bruto? Sospettavo che non avresti mai mantenuto la parola data ed ho cambiato idea, non siamo più soci! Ah..e questo che ho in mano non è un vero inalatore per l’asma!”.

In un soffio girò il polso rivolgendolo la bocchetta dell’inalatore verso gli scagnozzi e fece il gesto che aveva accuratamente evitato fino a quel momento: premette il pulsante.

Bruto fece solo in tempo ad inarcare la sua orribile cicatrice sul sopracciglio destro quando una nuvola di spray al peperoncino si sollevò davanti a lui e lo avvolse insieme agli Scagnozzi che cominciarono ad urlare e gesticolare e a coprirsi gli occhi che bruciavano.

Tommaso gridò ad Andrea: “Adesso!”.

I bambini all’unisono tirarono un calcio alle caviglie dei camerieri che a loro volta alzarono un urlo e quelli si liberarono. Finalmente poterono correre verso i loro nonni.

Bruto agitava le braccia nell’aria e gridava in tutte le direzioni: “No! Non permettete ai mocciosi di abbracciare i nonni! Fermateli!”.

Ma era tutto fiato sprecato: Tommaso e Andrea erano già affondati nell’abbraccio dei nonni che piangevano lacrime di gioia.

Bruto urlava: “Presto! Prendeteli! Usate le armi se necessario!”.

Qualcuno riuscì ad estrarre la pistola ma ormai era tardi, il nonno aveva lasciato l’abbraccio di Tommaso ed era tornato ad essere Magic Nonno.

Si era alzato in volo ad un metro da terra e con il suo sguardo laser stava già distruggendo ad una ad una le pistole in pugno ai criminali.

La nonna di Andrea teneva ancora la mano del suo nipotino quando nell’altra mano apparve l’immagine di un fulmine lucente e tornò ad essere SilverLight.

Lanciò un fascio di raggi lucenti argentati che circondarono i malviventi in modo tanto stretto che non riuscirono più a muovere un muscolo.

Tutto finì in un attimo e il salone si riempì degli applausi di tutti, ospiti ed eroi.

Anche Opantastic applaudiva, poi si avvicinò a Magic Nonno e disse tra i singhiozzi: “mi dispiace tanto per quello che ho fatto!”.

Magic Nonno sorrise e lo abbracciò: “Ben ritrovato, amico mio!”.

A Tommaso però non tornavano ancora i conti, strattonò per un braccio il nonno e chiese: “Nonno, ma cosa è successo?”.

“Tommaso” disse lui “Ancora non hai capito? Siete voi il nostro segreto! I poteri dei Supernonni spariscono se ci allontaniamo dai nostri nipoti!”.

Andrea e Tommaso rimasero a bocca aperta, erano allibiti. Volevano chiedere ancora mille cose ma riuscirono solo a dire: “Adesso torniamo a casa, per favore!”.

Per chi si fosse perso la puntata precedente dei “Supernonni”:

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