Fiori sui droni

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Il telefono cominciò a squillare nel momento meno opportuno
sempre che in quelle situazioni l’attimo ideale esister possa
in un istante non emise un fiato più nessuno
a strillare era nientemeno che la linea rossa.

La presidente si congedò preoccupata dalle amiche lì presenti
si alzò e andò a ricevere la chiamata nello studio ovale
sollevando il ricevitore sospirava e si morse le labbra tra i denti
“Anna, sei tu?” chiese, ignorando ogni cerimoniale.

“Avete passato ogni limite!” gridò la voce dall’altra parte,
“i vostri attacchi ed incursioni sono l’ennesima provocazione!
Avete finalmente rivelato ogni inganno e scoperto le carte
è finita, le vostre azioni non rimarranno senza punizione!”

Miss President digitò un codice su un pannello e quello si aprì
rivelando una teca con chiavi e pulsanti finora mai premuti
raccolse le sue forze e provò a ribattere così:
“Abbiamo dovuto intervenire per evitare altri caduti…”

“Elizabeth” la interruppe l’altra prima che la frase finisse
“mi dispiace, siamo arrivati al punto di non ritorno!
so che non ci saranno né vincitori né vinti ma solo l’apocalisse
e la colpa di tutto questo è solo vostra!”, disse senza girarci intorno.

Ci fu un lungo silenzio carico d’angoscia e perplessità
sapevano entrambe di tenere il dito sul pulsante letale
quello che non lascia rimpianti o seconde possibilità
quello in cui dopo è solo buio profondo e nulla abissale.

“Colpa nostra, colpa vostra!” riprese Elizabeth con voce suadente
“in verità neanche tu ricordi più chi abbia cominciato questo gioco gramo
sai che questa guerra è costata pure troppo senza dimostrare niente
entrambe siamo donne, noi doniamo la vita, non la prendiamo”.

Ancora un lungo, lunghissimo silenzio aberrante
poi lo schiocco improvviso della chiamata che si interrompe
la presidente con una goccia di sudore e il dito sul pulsante
attese ancora un momento ma non accadde niente.

Rigirò le chiavi, richiuse la teca, sulla tempia appose le dita
la donna più potente della terra provava a riprendere il controllo
una volta passata l’adrenalina si rese conto sfinita
quanto il mondo fosse stato davvero vicino al tracollo.

Tornò nella stanza vicina, le altre con sguardo saldo
la prima ministra la fece sedere, la consigliera le tenne la mano
la segretaria sorrise e le versò del tè ancora caldo
nessuno parlava, compresa la gravità di quel momento strano.

La presidente alzò lo sguardo e si girò all’improvviso
verso chi stava in disparte puntò il dito con fare audace
alla comandante dell’esercito ordinò con piglio deciso:
“ad ogni costo vogliamo la pace!”.

“Vorrei davvero offrire la speranza di un futuro
dove non ci siano solamente morte e distruzioni
ne sono certa, di quest’ordine il mio cuore è sicuro
mettete dei fiori sui vostri droni”.

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